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Ascoli Satriano Quaderni Risorgimento Meridionale
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Ascoli Satriano Quaderni Risorgimento Meridionale
Codice articolo: 0092
Autore: Tedeschi
Editore: Tipografia Laurenziana
Anno di stampa: 1963
Lingua: italiano
Prezzo: €28.00 
Number pezzis in packaging:1
Number pezzis in box:1

In 8°, brossura editoriale, pagine 152, illustrazioni sparse.

ASCOLI SATRIANO DAL 1799 AL 1829

Dai quaderni del Risorgimento Meridionale, Mario Simone, pubblica la cronica diretta edita da Pasquale Rosario nella sua opera dall'Ofanto al Carapelle il diario inedito dei fratelli Tedeschi sui fatti avvenuti nel Regno e nel breve periodo della Repubblica Partenopea dal 1799 al 1829.

Altissima curiosità.
Nella sua Storia dall'Ofanto al Carapelle (seconda parte: Ascoli Satriano nell'evo medio e moderno. La Diocesi e il Col­legio elettorale politico) il dottor Pasquale Rosario dedicava la dispensa ventiduesima a una cronaca inedita di quel Municipio dal 5 febbraio 1799 al febbraio 1829, intitolandola Diario con­temporaneo senza altri elementi storico-bibliografici idonei a i agguagliare i lettori sulla provenienza dei chirografi. Nello stesso fascicolo apparivano una relazione giudiziale sui fatti ascolani del 1799 e Vinizio di un carteggio del duca Troiano Marulli con i Reali di Napoli ed alcune personalità politiche del tempo di Ferdinando IV. L'impresa editoriale, coraggiosamente sostenuta da quel benemerito studioso con le prestazioni di un modesto tipografo pae­sano, rimaneva ignota alla Storiografìa, se non anche al curatore di questa collana al quale, purtuttavia, in un primo tempo si sot­traeva l'opuscolo in predicato, irreperibile in molte pubbliche rac­colte, dimenticato o nascosto presso colte famiglie del luogo. Pertanto, innanzi che egli lo rinvenisse tra le carte del Rosario emigrate ieri a Napoli, la Biblioteca provinciale di Foggia ne li­berava dal chiuso il manoscritto, che oggi perviene a nuova di­gnità di stampa, per iniziativa della Società Dauna di Cultura e con l'apporto degli enti « Provincia di Foggia » e « Comune di Ascoli Satriano ». Ad accoglierlo nei nostri « quaderni » ci ha convinto anzi­tutto l'esigenza generale degli studi. Infatti, se il trentennio per­corso dai fratelli Tedeschi riproduce fatti, sentimenti, pensieri comuni a tutta la società meridionale all'inizio del suo processo formativo in nazione, il ruolo svolto nel Regno dal feudatario di Ascoli, duca Trojano Marulli, e la sua responsabilità, sia pure indiretta, nel doppio1 giuoco dell'agente baronale, nella conse­guente carneficina dei patrioti e nella iniziale indifferenza della Legge, fanno sì che, comparata alle cronache di altri paesi del Sud, questa non poco aggiunge a tutto quanto è noto agli storici di quel periodo. Si consideri inoltre che, pur doviziosa di tanti altri beni, la Capitanata continua ad essere povera di monogra­fie le quali, oltre la stereotipata leggenda diomedea e le chime­re degli annalisti medievali, ci scoprano l'intimo suo travaglio verso una organizzazione civile adeguata alla ragione dei tempi moderni, promossi anche dai novatori conterranei. Una pubbli­cazione, che si aggiunge alla esigua bibliografia sulla Regione e ne segna il suo difficile avanzare, è pertanto conquista di Cultura. C'è poi la peculiarità del diario che, sebbene scevro di al­cun senso della Storia e corredo di belle lettere, esibisce un ca­ratteristico e inedito panorama in cui a tutte le altre comuni com­ponenti si aggiunge un fattore insolitamente registrato, sia pure senza la consapevolezza della sua influenza, a volte determinante, sulla condotta umana. E c'è il sapore, che la prosa del notaio riesce a darci del clima fisico e morale di Ascoli, facendo di quel suo repertorio singolare un documento stimolante a medi­tare sull'assurdo, tuttora operoso nelle società provinciali al di qua e al di là del faro. « Si trattava di un paese », ricordiamo con G. M. Galanti, che scriveva il 1792, « dove il Governo non è l'opera della sapienza civile, ma un avanzo di calamità di molti secoli », di un ambiente sociale in cui « le persone più distinte serbano un tono di puerilità e generalmente tutti un certo egoi­smo, che li rende poco sensibili al bene della patria ». Si vedrà come e quando la diagnosi di quel famoso visitatore possa riferirsi all'antico Contado angioino, che nell'ultimo Settecento di sotto l'investitura servile scopre il fermento di una società nuo­va, tributaria di libertà e di sangue alla legge dell'avvenire. Nelle notazioni, collocate in fondo al volume, rilevando gli stati d'animo, le opinioni e ì silenzi, anch'essi molto eloquenti, del diarista, se ne coglieranno le ispirazioni, le fonti, la dialettica. Qui basti osservare che, vivendosi la breve, abbagliante giornata di Giuseppe Antonio e quella più lunga e cupa di Ermenegildo Tedeschi, l'unico, vero e implacabile protagonista ci appare la natura, da tanti secoli ostile alla gente dell'alta Puglia. Il no­taio vi ravvisa una testimonianza di Dio, vindice degli errori ter­reni, che invece sono effetto di quella e, di pagina in pagina re­spingendo l'eco della lotta politica approdante alla sua coscienza, come un certosino rileva i disordini atmosferici, con riguardo particolare all'andamento stagionale delle culture, che ha sem­pre inciso sul corso della storia nel Tavoliere. Quel personaggio dolce e amaro, amato e odiato a seconda dei benefizi e malefizi portati dai suoi interventi, finisce col rimanere unico e solo in iscena ad occupare la spazio delle ultime scritturazioni, dandoci così la esatta dimensione del dramma svoltosi sull'acrocoro dauno nelle rilevate circostanze politiche, per un giudizio meno fretto­loso e severo di quello, che il romanticismo patrio suggeriva fino all'altro ieri sulla stabile contraddizione meridionale. Non si può escludere, dunque, che queste pagine diano un contributo alla storiografia meridionale, pur senza il prestigio di magia che il nome di un grande autore potrebbe avvalorare. Nel modesto inventario editoriale del Risorgimento in Capitanata il Subappennino, finora assente, entra con questo diario, avendo per fideiussori i fatti, controllati dalla critica, sì che, nonostante il carattere tutto affatto locale della cronaca e le lacune e le al­tre mende, esso aggiunge un nuovo documento ai molti altri che illustrano l'inizio della emancipazione del Sud. Ma se pure trascurabile fosse l'apporto dei fratelli Tedeschi alla configurazione della vita in provincia tra il Sette e l'Otto­cento e alla sua significazione politica, per l'adesione alle idee nuove; se pure irrilevante fosse il loro atteggiarsi modernistico nello schiudersi lassù della crisalide borghese, questa nuova edi­zione rimarrebbe lo stesso valida qual segno di sdebitamento e di iniziativa della nostra generazione. Nella crisi politica di transizione, massimamente sofferta nelle Provincie napoletane, mentre, per carenza di pubblici poteri e per privata ignavia, continua l'alienazione delle memorie asco­lane, sia dunque dato albergo al singolare chirografo. La sua ap­parizione sia foriera di quel risorgimento, che nell'accezione da- tagli dal Genovesi trova senso e auspicio secondo i voti formulati dai promotori di civiltà. * Quale criterio e metodo abbiamo adottato, curando questa edizione che, per le cose innanzi dette, è la prima ad affacciarsi al mondo della libreria nazionale? Convinti che la sua impor­tanza storica e demopsicologica prescinde dalla forma e che pur-tuttavia questa gli conferisce valore non trascurabile; sensibili al­l'esigenza editoriale di presentare ai non « specializzati » una let­tura più tollerabile di quella offerta dal manoscritto, si è cercato di sollevare il testo a livello del moderno linguaggio parlato, la­sciando nella originaria frase arcaica i temi più singolari, come quello meteorologico. Quindi si sono riordinati i paragrafi cor­rispondenti al calendario e si sono dati loro titoli idonei ad enunciarne il contenuto. Al testo si è per ultimo apportato^ un sus­sidio esplicativo più generoso della solita nota, allo scopo di ve­rificare le registrazioni e collocarle nella cornice dei tempi. Così rinfrescato, articolato e corredato, senza aver subito l'on­ta di un tendenzioso restauro, il solitario monologo dei fratelli Tedeschi potrà forse accendere l'auspicato colloquio con le nuo­ve generazioni alle quali si rivolgono in specie i quaderni di "Ri­sorgimento Meridionale". Ma se qualcuno, dopo il dissenso ma­nifestato per la rielaborazione del Villani, [1] volesse anche questa volta richiamarci al rispetto del palinsesto, sappia in anticipa che ci siamo ispirati ad autorevoli esempi e, se mai, rivolga la sua critica alla imperizia, che abbiamo dimostrata nel perseguire l'intento prefissoci. Napoli, 2 giugno 1963 MARIO SIMONE [1]Carlo Villani, Risorgimento Dauno. Cronistoria di Foggia 1848-1870. Nuova edizione a cura di Mario Simone. Foggia, Studio Editoriale Dauno, 1960 (« Raccolta di Studi Foggiani a cura del Comune », nuova serie, vol. I).

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