In 8°, tela con sovraccoperta illustrata, pagine 150 buono lo stato di conservazione.

LA DONNA LEOPARDO 

Negli ultimi due anni di vita, Alberto Moravia lavorò a un ro­manzo cui diede per titolo La don­na leopardo. Di questo titolo aveva parlato con gli amici fin dai primi mesi di lavoro, come gli era acca­duto di fare in altre occasioni simi­li. Non parlava però del contenuto o del tema del romanzo, e anche questo rientrava nel suo costume. Teneva alla segretezza della pro­pria officina: da buon artigiano, pensava al risultato finale. Ogni procedimento per arrivare a quel risultato non riteneva fosse di inte­resse oggettivo - riguardava lui solo, la propria tenacia e la propria fatica di scrittore... La donna leopardo appartiene a quello che Cecchi chiamava "il Moravia migliore", quello dei ro­manzi a respiro breve, come Agostino, La disubbidienza, L'amo­re coniugale. Anzi, potrebbe appa­rire una ripresa e una variazione di quest'ultimo, spostando l'asse ver­so una sfera di maggiore, inquieta e lirica, enigmaticità... È o no La donna leopardo una sto­ria di gelosia e di tradimento amo­roso, di sofferenza voyeuristica e di dolente impossibilità a capire? Bene - è tutto questo, ma senza voluto scioglimento. L'interrogativo e la necessità di una risposta co­munque sia, che albeggiano e si fanno di continuo vigorosi nella mente di Lorenzo, il protagonista maschile, non trovano soluzione. Parebbe Moravia approdato in questo romanzo a un punto estre­mo della sua meditazione esisten­ziale: la vita non si conosce e noi non la conosciamo...» (dalla postfazione di Enzo Siciliano).

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