ZAP

SE ANCHE LE FORMICHE S'INCAZZANO,

FORMIGONI DIVENTA UNA BELVA?

I DUBBI ATROCI

CDE , 1993

In 8°, copertina rigida, vignette satiriche, pagine 124.

Nel suo racconto The Jokester il grande e compianto Isaac Asimov faceva notare che non esistono autori di barzellette. In effetti non è mai successo che uno facesse un passo avanti per dichiarare: sì, questa barzelletta l'ho inventata io. Invece, continuava, gli autori dei giochi di parole sono presenti ovunque. E anche questo è vero. Chiunque di noi è stato prima o poi funestato da un collega che ci ha tempestato di sue creazioni, infiorettando il discorso con "Campa cavillo che l'orba cresce " e consimili. E non solo: chiunque di noi (orrore), non appena gli si è presentata l'occasione, l'ha presa al volo, sparando che la tale dattilografa continuava a battere anche la sera all'aperto e piacevolezze del genere. L'occasione naturalmente era quella di rendersi insopportabile a chiunque fosse a portata d'orecchio. Ed è usanza universalmente riconosciuta accogliere male i giochi di parole (altrui), con parole e mimiche appropriate: la più antica e comune è quella di sollevare il bavero ed esclamare "Ermi ", ma ci sono anche usi e comportamenti più moderni, non ultimi la delazione e l'omicidio.
    
  Per qualche strano motivo guardiamo con compassione un nostro interlocutore quando fa un gioco di parole (a meno che non sia il capoufficio), mentre ridiamo fragorosamente quando un comico televisivo fa lo stesso gioco di parole, ripetendolo almeno tre volte, spiegandolo e spiegando la spiegazione. Mistero che affidiamo agli studiosi del comportamento.
   A questo punto vi chiederete se chi ha scritto questa presentazione non si sia introdotto nottetempo nella redazione inserendola artatamente per distruggere l'autore.
   In effetti questo libro è un immane, colossale congerie di giochi di parole.
   Ma contiene anche differenze fondamentali dai giochi di parole che combiniamo noi, o che sentiamo nella pratica dolorosa di tutti i giorni.
   Anzitutto ci sono i disegni. Illustrazioni dei giochi? Fino un certo punto. Il gioco di parole, che rimarrebbe confinato in se stesso, acquista una nuova carica nel reciproco rapporto con la vignetta, e a questo punto il riso è irresistibile. Come ognuno sa (e per i distratti lo dico io ora), la vera vignetta umoristica non è la semplice illustrazione di una battuta, ma un tutto inestricabile con questa. Mancando una delle due parti, l'altra diventerebbe incomprensibile o quasi. E questo della fusione totale è il caso di Zap.
   Poi c'è l'abbondanza delle vignette-battute. Su un argomento qualsia-si ce ne sono a decine e ciascuna esalta e fortifica le altre. Come dice il grande filosofo contemporaneo Jovanotti, fatevi prendere. Lasciatevi trascinare dal flusso abbondante che scorre sull'argomento, abbandonando ogni spirito critico. Perché? Insamma, volete rìdere o no? Anche le battute più stile Ambra Jovinelli sono liberatorie.
   Be ', e 'è un 'obiezione che avanzeranno i lettori più attenti (quelli che sfogliano tutto il libro prima di comprarlo e in particolare quell'unico che legge questa prefazione prima di leggerlo) ed è un 'obiezione più che ragionevole. In effetti l'argomento principale, quello dei dubbi atroci, non ha nulla a che fare con le vignette. Sono battute e basta.
   È qui che la genialità di Zap si mostra in tutto il suo fulgore. Avete mai dato una risposta, chiedendo che poi vi facessero la domanda? No, eh? Be', Zap chiaramente sì. Zap si chiede quello che sa già.
   Però dubita che sia qualcosa d'altro. Cioè è la domanda che crea il gioco di parole nella risposta preesistente, costringendoci a un fulmineo ed esilarante ripensamento.
Poco chiaro? Probabilmente sì. Ma Zap, no. Leggere per credere.